TELEFILM IN CORSO: Stargate: Universe

Puntuali come la fine del mondo siamo già arrivati alla seconda puntata della ubermagnifica rubrica sui suggerimenti per una corretta dieta a base di telefilm. In precedenza abbiam parlato di ben tre telefilm più o meno seguiti, sufficientemente diversi tra loro, ma accomunati dalla presenza di Recensopolone di un certo livello.

Oggi invece ci inventeremo qualcos’altro, nominando un solo prodotto piuttosto atipico, dato che di bellezze particolari, in questo telefilm, non ce ne sono.

STARGATE: UNIVERSE

La saga di Stargate ha avuto i suoi alti e bassi, ma è innegabile che non ci sia stato miglior erede per Star Trek. Il limite di SG1 e Atlantis fu probabilmente l’esagerata somiglianza con le avventure di Kirk e dei suoi epigoni, ma ciò risultò, tuttavia, in un numero di stagioni e di fan non trascurabile.

MacGyver nel ruolo che fu di Jack Burton!

Quando venne presentato Stargate: Universe, la prima impressione fu quella dell’idea giusta al momento giusto: Atlantis e gli altri cloni di Star Trek stavano perdendo spettatori, mentre altre serie con una trama di più ampio respiro, come Lost e Battlestar Galactica, stavano chiudendo i battenti per anzianità, senza però aver saziato i loro fan. Come poter fallire nello sfruttare un marchio importante con uno stile apprezzato da tutti gli amanti della fantascienza?

Ebbene, Universe partì piuttosto male, con delle puntate lentissime, tendenzialmente noiose e incentrate unicamente sui personaggi e i loro sentimenti. Fortunatamente l’utilizzo di cliffhanger riuscì a farmi sorbire le prime 5-6 puntate, in seguito alle quali la serie cominciò a farsi veramente interessante. La seconda stagione fu quasi sempre ad alti livelli, inframezzando l’evoluzione della trama generale con piacevoli storie autoconclusive.

Apprezzabili le puntate doppie!

Un po’ come Star Trek: Voyager, la terza saga di Stargate è incentrata sull’accidentale proiezione di un nutrito numero di persone dall’altra parte dell’universo, “alla scoperta di nuove forme di vita e civiltà, per arrivare laddove nessuno era mai giunto prima”… cioè no, alla ricerca di un modo per tornare a casa.

Il cast è ben amalgamato, ma le recitazioni oscillano troppo tra l’impegnato (come Battlestar Galactica) e il pacchiano voluto (come le altre serie di Stargate), creando una strana e non sempre piacevole combinazione. La sola presenza d Robert Carlyle è però sufficiente a perdonare tutti.

Per dire, questa è la più figa del cast…

Nonostante qualche caduta di stile, la serie non avrebbe meritato la fine che farà. Tra qualche giorno infatti uscirà la puntata finale, che non sarà una conclusione vera e propria e che non avrà alcun seguito, neanche in home video. Stargate: Universe verrà semplicemente chiuso, come un FlashForward qualsiasi.

Peccato.

Perché guardare Stargate: Universe invece di guardare Star Trek o Battlestar Galactica?
Perché Star Trek e Battlestar Galactica non li fanno più.

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